DROGA:
PROIBIRE È INUTILE, È UN PROBLEMA DI EDUCAZIONE
Il vicepresidente del consiglio ha proposto un’iniziativa legislativa per un regime più repressivo in materia di assunzione di droghe, leggere o pesanti che siano, otre che, ovviamente, del loro spaccio.
I contenuti non cambiano: la galera per tutti, consumatori e non, con l’unificazione delle tabelle tra droghe pesanti e leggere. Avremo così condanne da
otto a venti anni anche per uno spinello (con il conseguente aumento del numero dei carcerati).
Fini dunque prosegue lungo la strada proibizionista già percorsa da decenni: quella che ha prodotto più droga (maggiore diffusione delle sostanze, e nuovi tipi di sostanze psicoattive), più morti, più mafia e più
AIDS.
Quella stessa linea che invano hanno perseguito i maggiori paesi avanzati, che pur ricorrendo ai più rigidi e complessi sistemi di controllo, non sono riusciti a ridurre, non diciamo a vincere, lo spaccio di tali sostanze e queste resteranno come grave minaccia della gioventù anche per i prossimi anni. L’esponente
d’Alleanza Nazionale con una certa ambiguità spazia con indifferenza tra la modernità del voto amministrativo agli immigrati e della legalizzazione della prostituzione alla guerra santa contro lo spinello. Con la stessa disinvoltura si distanzia dalle malefatte del ventennio fascista rinnegandone le leggi razziali contro gli ebrei, per poi riprenderne la stessa cultura becera di un fascismo che aveva l’ossessione razzista dei gay e dei drogati, considerati come frutti marci, della depravazione democratica. Fini non si accorge che la democrazia si fonda essenzialmente sui processi di modernizzazione della vita sociale. Non si accorge che la legislazione repressiva è illiberale e oscurantista. Come ridicolo destinato alla più smodata trasgressione è il concetto della modica quantità, che se fosse applicato all’alcolismo e tabacchi (che in tema di dipendenza battono ogni droga leggera) porterebbe alla chiusura di tutte quelle attività commerciali come enoteche, tabacchi, osterie, oltre al crollo della produzione vinicola nazionale.
Questo segnale è stato captato anche in Gran Bretagna dove hanno riclassificato la marijuana come sostanza non estremamente dannosa poiché lo spinello da meno assuefazione delle sigarette o dell’alcol.
Gli effetti del proibizionismo assoluto sono noti a tutti. Non eliminano il fenomeno della droga, anzi lo accentuano. Proprio dalla consapevolezza di tale problema è nata la teoria dell’antiproibizionismo. Se, malgrado ogni sforzo non si riesce ad impedire che la droga giunga sul “mercato” perché non legalizzarla? Si avrebbe il vantaggio di sconfiggere le organizzazioni criminali, che dalla droga traggono un guadagno quasi incalcolabile. Ma si avrebbe soprattutto il vantaggio di evitare la persuasione, il proselitismo.
Secondo gli esperti, la mancanza di una pena per l’uso personale non porterà ad un aumento del consumo o del numero dei singoli consumatori di marijuana.
Combattere la droga sì ,ma nel modo giusto e soprattutto nel pieno rispetto della democrazia. Il vero problema di fondo, molto più vasto e complicato da risolvere, è quello di un ormai diffusa cultura dell’illegalità miope di principi e valori. Ed è proprio qui che il governo deve fare la sua lotta più grande. Educare soprattutto i giovani con forti opere di sensibilizzazione, spiegare loro i pericoli a cui vanno incontro. Spesso s’iniziano ad usare stupefacenti come mezzo d’aggregazione e di svago, perché il problema della droga nasce anche dal cattivo utilizzo del tempo libero e del malessere che ne comporta.
Su un tema così delicato, ancora una volta, il governo, intende proporre una battaglia ideologica che non solo non risolverà il problema, ma anzi lo aggraverà. Restiamo fiduciosi sperando che su temi di questa natura alla fine la ragione e la cultura laica e liberale possano
prevalere.
FORTUNATO
GITTO
|