I
SOCIALISTI ED IL SIMULACRO DELL’ULIVO
Più che “Ulivo”, dovremmo chiamarlo “Araba Fenice”. Con una tempestività da fare invidia all’uccello mitologico, ha tenuto banco nei pourparler d’ombrellone la proposta di una lista comune tra tutti i partiti del centro – sinistra, da Cossutta a Mastella, nella speranza di poter affrontare con successo le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. È un copione già andato in scena cinque anni fa, quando Veltroni ed i prodiani lanciarono per ben due volte l’idea di torchiare tutti i partiti della coalizione nello stesso frantoio: prima in occasione delle elezioni amministrative, poi alla vigilia di quelle europee. Non paghi del vistoso insuccesso che una simile soluzione aveva incontrato alla prova delle regionali lombarde nel 2000, i corifei della vaghezza ulivista hanno creduto opportuno riesumarla, affidandosi ad uno degli sporadici appelli che di tanto in tanto Romano Prodi dirama dal suo esilio dorato di Bruxelles. Più che al riscatto dell’Ulivo, sembra di assistere ad un caso di accanimento terapeutico. Sul piano del consenso, inoltre, non si riesce a capire quali effetti positivi discenderebbero dal “listone” nel contesto di una consultazione col sistema proporzionale puro, in cui se
divisi, non solo non si è canaglia ma, per via delle competizioni che naturalmente si innescano all’interno dei rispettivi poli, si ottengono maggiori suffragi. Vale la pena di sacrificare un non inverosimile successo complessivo delle varie liste di centro – sinistra sull’altare di un ulivismo infecondo?
A sentire Enrico Boselli, la risposta sarebbe affermativa. Il presidente dello SDI si è arreso alla logica del “volemose bene”: e se non ci staranno proprio tutti nella lista “monstre”, gli va bene anche un’intesa a tre con DS e Margherita. Sorge il sospetto che si tratti di un altro stratagemma per non proporsi all’elettorato con la scabrosa (per Boselli) etichetta “socialista”. E se Intini cerca di ricondurre tutto ad una qualche logica, argomentando che l’obiettivo della “Casa dei Riformisti” deve essere l’ancoraggio della Margherita bifronte al PSE, Willer Bordon ribadisce il no svariate volte pronunciato dai rutelliani ad un loro ingresso nella famiglia socialdemocratica. Il deputato triestino non fa mistero di vedere il probabile sbocco del “listone” in un gruppo a sé stante dell’Ulivo al Parlamento Europeo. C’è da chiedersi quale possa essere la reazione del resto dell’Assemblea di Strasburgo di fronte alla richiesta di costituire all’interno di un organo comunitario un gruppo parlamentare identificato in base ad un fatto politico nazionale. Un’idea degna di Le Pen, ma che consentirebbe alla Margherita di bypassare il problema della propria identità e trascinare gli altri alleati nello stesso limbo.
Occorre tutto il nostro orgoglio socialista per scongiurare i vari scompensi che il feticismo ulivista sta inferendo. Una sola lista di tutto il centro – sinistra trasformerebbe Bertinotti e gli altri comunisti nei soli alfieri della Sinistra (sempre che si faccia lo sforzo di ritenerli di Sinistra…). Inoltre, privilegiare il mosaico del centro – sinistra all’unità socialista, fornisce al Nuovo PSI una valida scusante per non sciogliersi dal patto con Berlusconi, e può permettere a De Michelis di proporsi come il leader della sola formazione socialista presente alle europee, nonostante l’alleanza con la Destra liberista.
Fa bene Formica a non sprecare altro tempo con chi, sprovvisto di fermezza e di una coerente linea politica, cambia dama ad ogni giro di valzer (e potrei citare Segni, Dini, Cossiga e la Francescato, tra i vari personaggi che hanno volta a volta “coperto” Boselli e Del Turco). Visto il rifiuto dello SDI di accollarsi il compito dell’unità socialista, siano “Socialismo è Libertà”, i Socialisti Riformisti ed i partiti socialisti regionali ad impegnarsi per una lista socialista unitaria tanto alle prossime amministrative che alle europee, aperta anche ai compagni del Nuovo PSI ove riconsiderino le loro alleanze. I due appuntamenti devono offrire agli elettori della Sinistra riformista l’occasione di votare uno stesso simbolo unificante, tanto negli enti locali quanto in Europa. E soprattutto, qualunque patto tra i socialisti non potrà essere solo un istantaneo accordo elettorale, ma il primo stadio di un’inconvertibile amalgamazione.
ANTONIO
MATASSO
Presidente
dei Socialisti Riformisti Siciliani
Componente
della Direzione Nazionale di “Socialismo è Libertà”
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