Comunicato stampa dei Socialisti Riformisti Siciliani
8 Marzo 2002
OTTO MARZO: UNA GIORNATA DI LOTTA PER LE DONNE SOCIALISTE
La festa della donna venne istituita il 29 Agosto del 1910 durante i lavori della Seconda Conferenza delle Donne dell’Internazionale Socialista, che in quell’anno si riunì a Copenaghen. In siffatta occasione, la leader socialdemocratica tedesca Clara Zetkin, direttrice del giornale “Gleichheit” (“Equità”), propose di istituire la Giornata Internazionale della Donna, e suggerì che tale ricorrenza venisse osservata l’8 Marzo. Dall’assise danese emerse altresì una decisa rivendicazione del diritto universale al voto (indipendentemente dal censo, a differenza di quanto richiedeva il movimento britannico delle suffragette, capeggiato da Emmeline Pankhurst) e all’indennità durante il periodo della gestazione anche per le donne non sposate; inoltre si formulò una netta condanna al lavoro notturno. Sono molteplici le ipotesi avanzate circa i motivi della scelta dell’8 Marzo come occasione per accampare il diritto delle donne alla parità di trattamento rispetto agli uomini. È plausibile che la decisione sia dovuta al ricordo di uno sciopero proclamato dalle lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento di New York, cui presero parte trentamila donne (pare che sia stata la più imponente manifestazione femminile mai organizzata negli Stati Uniti). Nove anni dopo, nel 1857, sempre nella Grande Mela, centinaia di operaie tessili incrociarono le braccia contro i bassi salari, il lungo orario di lavoro, il lavoro minorile e le inumane condizioni di lavoro. Alla protesta fece seguito una tempestiva repressione e, presumibilmente, ebbero luogo violenti scontri con la polizia. Successivamente, nel 1859, le operaie tessili di New York si costituirono in sindacato per tentare di migliorare la loro situazione. Si giunse così al 1889, quando, durante il Congresso della Seconda Internazionale tenutosi a Parigi, fu accolto il principio del diritto delle donne al lavoro e ad una retribuzione pari a quella degli uomini. L’8 marzo del 1907 i lavoratori americani allestirono una protesta finalizzata all’ottenimento della giornata lavorativa di 10 ore. Il medesimo giorno dell’anno seguente, sfilarono a New York le lavoratrici delle sartorie, sia per il diritto al voto, sia contro il lavoro minorile. È un crescendo sino al 1909: in questa cruciale stagione venne celebrata negli Stati Uniti la prima Giornata Nazionale delle Donne, fissata per il 28 Febbraio (fino al 1913, essa fu ricordata nell’ultima Domenica di questo mese, affinché non si sovrapponesse a un giorno feriale causando la perdita di ore di lavoro). Sempre nel 1909, le operaie tessili della fabbrica nuovayorchese Triangle Shirtwaist Company (che produceva le camicette di moda al tempo, le “shirtwaist”) cominciarono un nuovo sciopero scegliendo come data d’inizio proprio l’8 marzo, in ricordo della lotta del 1857. Ebbe inizio il 22 novembre la cosiddetta “Rivolta delle ventimila” o “Grande Rivolta”. La protesta, dopo l’ennesimo brutale soffocamento ad opera della polizia ed una serie di accordi, terminerà il 24 dicembre 1910 con il “Protocollo di Pace”, in cui verrà riconosciuto il diritto a regole per l’orario ed il salario. Il 19 marzo del 1911, in memoria della repressione prussiana dei moti democratici del 1848, un milione di donne marciò per le strade di Svizzera, Austria, Danimarca e Germania, chiedendo il diritto al voto, la fine della discriminazione sessuale per le cariche pubbliche ed il diritto alla formazione professionale. Sei giorni dopo, il 25 marzo, un incendio agli ultimi piani sempre della Triangle Shirtwaist Company di New York uccise 146 donne, la maggioranza giovani, italiane o ebree dell’Europa orientale. I proprietari della fabbrica, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano e che tenevano le operaie chiuse a chiave per paura che rubassero o facessero troppe pause, pensarono a mettersi frettolosamente in salvo lasciando morire in preda del fuoco le donne: al processo che seguì la vicenda, furono naturalmente tutti assolti. Per di più, dall’assicurazione essi ricevettero 445 dollari per ogni morto, ma se la cavarono con un risarcimento di 75 dollari ai familiari di ciascuna vittima. In questo senso l’incendio della Triangle Shirtwaist Company merita di essere ricordato per la festa della donna, quantunque non ne costituisca l’origine. Il fatto portò, ad ogni modo, alla riforma della legislazione del lavoro negli Stati Uniti. Oltre centomila persone presero parte a New York, sulla celeberrima strada di Broadway, ai funerali delle vittime. Questo episodio perpetuò nel tempo la Giornata istituita un l’anno prima da Clara Zetkin. Nel 1913, infatti, le donne americane scelsero di far corrispondere la loro festa nazionale con quella istituita dall’Internazionale Socialista. In Russia, l’8 marzo del 1917 (23 febbraio per il calendario giuliano – costantiniano), pochi giorni dopo la rivoluzione socialista e democratica di Febbraio, venne festeggiata la giornata internazionale del proletariato femminile: successivamente, il governo del socialdemocratico menscevico Alexandr Kerenskij, insediatosi a luglio, concederà il voto alle donne, dando luogo anche ad altre riforme; un breve intermezzo felice per la Russia, che dopo qualche mese si sarebbe ritrovata sotto la nuova oppressione totalitarista nata dalla Rivoluzione d’Ottobre. L’utilizzo della mimosa quale fiore caratterizzante visibilmente la Giornata è invece legato strettamente alla tradizione socialista italiana: l’8 Marzo 1946 l’Unione Donne Italiane (U.D.I., che raccoglieva le donne socialiste e comuniste) la scelse come simbolo perché facilmente reperibile nel periodo della celebrazione, su suggerimento di Rita Montagnana, figura di spicco dell’antifascismo italiano e moglie di Palmiro Togliatti. Da allora la mimosa fu in campo o sullo sfondo dei manifesti dell’U.D.I., sulle cartoline per le raccolte di firme per la pace, sulle copertine di “Noi Donne” (nella foto in alto, la cover dell’8 Marzo 1950), in mano a Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Yves Montand; fu offerta a Maria Callas e a Simone Signoret. Tale fiore spesso campeggiò anche sulla tomba genovese di Maria Drago, madre del grande socialista e repubblicano italiano Giuseppe Mazzini. Oggi, con la stessa passione di allora, l’altra metà del cielo socialista deve impegnarsi sempre più per la globalizzazione dei diritti della donna: il problema della condizione femminile sussiste nel 50% del globo con la stessa drammaticità d’un tempo. Si volga l’attenzione alle umilianti e disumane situazioni delle donne sfruttate e schiavizzate nelle fabbriche asiatiche dalle multinazionali occidentali, o all’ancor più mortificante fenomeno della prostituzione, orrido commercio del corpo femminile, o ancora alla disparità nell’accesso all’educazione, che accomuna paesi dell’Africa e del Medio Oriente all’Afghanistan appena liberato dal retrogrado giogo islamista. Vogliamo dunque dedicare il nostro 8 Marzo a Safya Hussaini Tudu, la trentenne nigeriana che rischia la lapidazione per aver avuto un figlio senza contrarre matrimonio (il piccolo è probabilmente frutto di uno stupro) e invitiamo tutte le donne socialiste a lottare nella giornata odierna, tempestando di messaggi aventi per oggetto “We Want Safya Hussaini Tudu Alive” l’e-mail embassy@nigerian.it. L’idea è di evitare che la festa della donna si riduca in un mero giorno di memoria, percepito come qualcosa di inattuale; la devastante realtà del ritorno della poligamia in Sudan e fenomeni consimili, ci fanno invece rendere conto che se la lotta per la liberazione femminile ha forse attraversato l’Occidente, molto per il resto del mondo è ancora da fare. Esortiamo, pertanto, i frequentatori del nostro portale a visitare il sito della Sezione Femminile dell’Internazionale Socialista, per trarre maggiori informazioni sui “fronti” odierni. L’indirizzo è http://www.socintwomen.org.uk/. Confidando in un futuro più “roseo” (in ogni senso!), ci associamo agli auguri indirizzati dal capo della Chiesa Cattolica, Papa Giovanni Paolo II, a tutte le donne del pianeta. Buon 8 Marzo e sempre Avanti!
ANTONIO MATASSO per Telefono: (+39) 380/7173055 |